mercoledì 10 settembre 2008

Biblioteca


Le foglie svolazzavano allegramente portate dal vento sul viale dell'Università. La sera era arrivata. Giorgio entrò a passo sicuro dal portone della biblioteca, un saluto bonfochiato lo accolse. Il custode si era assopito ed era stato svegliato dai suoi passi.
- Buona sera - rispose Giorgio, e si avviò verso il corridoio che portava alle sale di lettura. Le luci erano già quasi tutte spente, tutto era più silenzioso del solito. Attraversò una sala e si introdusse in
un'altra...ancora silenzio e luci basse, solo pochi pochi lettori ormai si attardavano. La biblioteca avrebbe chiuso fra 10 minuti. Finalmente trovò ciò che cercava...due lunghe gambe che stavavo in bilico su una scala a sistemare vecchi tomi ingialliti. Si avvicinò silenziosamente...posizionandosi proprio sotto. Una rapida occhiata per capire che in quella sala non ci fosse più nessuno e la consapevolezza di poter agire indisturbato. Attese qualche attimo...lei iniziò la sua discesa...al terzo gradino ebbe un fremito...Due mani le stavano accarezzando voluttuosamente le cosce sollevandole la gonna. Avrebbe voluto gridare, ma qualcosa la trattenne... un profumo familiare. E fu un bene. Si girò sulla scala per guardare il faccia il padrone di quelle mani. Allargò un sorriso che le illuminò gli occhi e sussurrò tra i denti:- Ma sei impazzito? ma poteva esserci qualcuno... - Ma sorrideva, proprio non gli riusciva di essere dura. - Tesoro mio ma lo sai che quando ti vedo su questa scala perdo la ragione! -- Ma dai, non siamo più due ragazzini, su, contegno! Tra due mesi vado in pensione, non vorrai mica farmi licenziare giusto ora? - Sarebbe bello festeggiare il nostro anniversario qui, come i primi tempi -- Qui? sei impazzito?! - Shhhhhhhh - vieni qui...dietro questo scaffale nessuno se ne accorgerà- le disse prendendola per un braccio. Gli ultimi lettori erano andati via... il custode s'era assopito di nuovo...fuori le foglie danzavano leggere nel vento dolce dell'autunno...

lunedì 8 settembre 2008

Centro commerciale


La nebbia che l'aveva accompagnata fino al parcheggio del centro commerciale stava piano piano salendo su. Fece il giro del grande piazzale due volte e finalmente trovò un posto strategico, da lì poteva scorgere l'ingresso senza essere vista. Era arrivata all'appuntamento di proposito con notevole anticipo, voleva essere lei per prima a vedere lui e non viceversa. Non c'era molta gente nonostante fosse di Sabato, riusciva a scrutare uno per uno gli uomini che stavano nello spiazzo adiacente l'ingresso. Non riusciva a capire chi fosse lui. I più indiziati erano 3: Un signore stempiato sulla cinquantina in giacca e cravatta, un uomo sui 40 anni portati male con una giacca a vento e tuta da ginnastica (ma lo scartò subito, non poteva venire all'appuntamento conciato così) e un giovane sui 30-35 anni, vestito con una giacca in nabuk, un bel ragazzo davvero. "Magari fosse lui" le scappò di pensare. Ebbe un attimo di smarrimento...forse non era ancora arrivato. Guardò l'orologio, le otto e quarantacinque... mancava ancora un quarto d'ora. Avrebbe aspettato in macchina. Si accese meccanicamente una sigaretta, prese il cellulare fece il numero. Un primo squillo...Nel frattempo pensava "Ma come cazzo mi è saltato in mente di venire qui...perchè ho dato ascolto alle mie amiche?...tutte matte e insoddisfatte." ...Secondo squillo..."un appuntamento con un perfetto sconosciuto..." ebbe un brivido di paura. - Pronto ?! - - Ciao... dove sei?- Io qui - Anche io - Ma dove esattamente? - Sono davanti al cancello, ho una sciarpa grigia, non puoi sbagliarti. - Strinse gli occhi per focalizzare meglio... il sole aveva vinto ormai la sua battaglia con la nebbia -Fai un po' ciao con la manina!-
Lo vide finalmente. "Acc...quello lì ...non me ne ero neanche accorta...ma da dove è sbucato fuori?..." Spense lentamente il cellulare, buttò la sigaretta, girò la chiave nel quadro e...

giovedì 4 settembre 2008

Insane passioni


Le sei del pomeriggio di una fredda giornata d'autunno, poca gente in strada, il sole già oltre i palazzi più alti che fanno ombra nella piazza semideserta. Anche le altre commesse, come lei frustrate dalla noia, quasi come se facessero a turno, uscivano fuori dalle vetrine a fumare. Fra il frastuono assordarde del traffico del centro, sentì flebile il suono del cellulare. Era lui. Era l'oggetto dei suoi pensieri un po spettinati che aveva in quel momento. Una passione insana che la rendeva felice e la consolava degli anni che passavano.
Alle otto di sera finalmente Caterina potè chiudere il negozio e con la macchina si diresse verso casa. Aveva voglia di scrivere il tumulto dei suoi folli pensieri che si aggrovigliavano nella testa, aveva voglia di scrivergli tutte quelle sensazioni che ogni volta provava e che restavano incollate alla sua bocca.
Appena entrata tirò via la giacca sul letto, si tolse le scarpe che le dolevano e accese il pc. Guardò lo schermo come se dentro ci fosse il suo mondo, apri la pagina della mail , fece un lungo respiro e scrisse...

"Mio dolcissimo amico,
E' una strana emozione che si rinnova ogni volta che dico "pronto!". Hai ragione... non sono rilassata, mi trema la voce e pure le gambe. Non credo che questo sia amore ma ci assomiglia parecchio.
Non so se anche tu ricordi ancora la prima volta che ci leggemmo in chat, tra uno scherzo e una battuttaccia capiì subito il senso della tua solitudine, quel tuo essere sfacciatamente chiaro e nello stesso tempo un po' ombroso e scontroso. Ricordo la tua prima telefonata, mai mi sarei aspettata una voce così... mi accarezzava l'anima ... coccolando il mio "io". Non abbiamo mai parlato di amore o di sentimenti, ma delle nostre vite, dei nostri problemi e di tutte le insoddisfazioni che inevitabilmente ci hanno avvicinato pian piano. Quando sentivo che eri particolarmente giù di corda era bello cercare di farti sorridere con qualche battuta o ammiccamento. Poi questo gioco ci prese "la mano"...inavvertitamente , e ci ritrovammo a raccontarci le nostre fantasie per telefono. Era la prima volta per tutti e due, almeno tu dicesti così, e in fondo mi piacque crederlo, come se questo gioco fosse il primo amore. Da quella prima volta, un po' impacciati, ne è passato di tempo e di tempo ne passava anche tra una telefonata e l'altra, ma come vedi siamo ancora qui,a raccontarci di noi e a dividere un po' dei nostri piaceri, che magari prima ci concedevamo in solitudine. Nell'ultimo mese ti ho pensato spesso, nelle mie notti insonni popolate dalla voglia di averti per davvero, di sentire l'odore della tua pelle, di ascoltare l'affannarsi del tuo respiro, di gustare il sapore della tua bocca, di sentire le tue mani prepotenti sui miei fianchi e il peso e il calore del tuo corpo sopra il mio. Ma so che tutto questo non accadrà mai, e forse se accadesse non sarebbe così travolgente come ce lo immaginiamo adesso. E allora non mi resta che sognare di averti disteso sul letto davanti a me, che mi guardi mentre mi spoglio piano piano e ti vengo addosso, lasciandoti piccoli baci sulla fronte e sulla bocca. Con piccoli morsi sul collo scenderei ancora più giù, strofinando avidamente il mio corpo nudo sul tuo, sorridendo felice dei sussulti che questo provoca... baciandoti a lungo e frugando con le mani dappertutto, fino allo sfinimento. Guardarti diritto negli occhi mentre il tuo io esplode nel mio io e gridare, libera da ogni tabù, il tuo nome, fino a che la voce diventa roca.. il respiro si allunga... i muscoli si rilassano, il corpo si affloscia dolcemente contro il tuo. Gli occhi si chiudono...la mente si annebbia...domani potrò sognarti ancora. Questa sono io, spogliata di ogni pudore."

Un lungo respiro...contò fino a tre...schiacciò l'invio e sospirò ancora.

Sigarette



Era passata mezzanotte. Quel solito limite oltre il quale non prendevo più sonno. Presi il mio sdrucito giubbotto di jeans, scesi in strada, mi accesi la sigaretta e andai dritto verso l'altra parte del marciapiede. A quell'ora Michela stava lavando per terra con la saracinesca del bar chiusa a metà.
- Quasi quasi ti chiederei un cappuccino...
- E io ti tirerei la scopa addosso...
- Certo che sei brava, da sola, a quest'ora...ma non hai paura che qualcuno ti dia fastidio?
- A parte te dici?...Manno'...è una strada frequentata fino alle 2, eppoi conosco tutti gli extracomunitari della zona...e sono più provoloni di te...
- Ho detto ti danno fastidio e tu pensi subito agli extracomunitari...certo che sei eh...hanno fatto il lavaggio del cervello pure a te.
- Se non lo sai sei l'unico bianco che va in giro per strada a quest'ora...a chi vuoi che mi riferisca?
- Visto che sei così spaventata ti accompagno fino a casa va...
- Ho la mia macchina, grazie...
- Infatti ti facevo compagnia con la tua...mica tiravo fuori la mia dal garage a quest'ora...
- Però, sei carino...un'altra galanteria di questo livello e ti cado tra le braccia di sicuro...
- Dai fammi scherzare...su
La guardai con occhio molto attento, era una serata strana quella...
- Te l'ho mai detto che fisicamente mi attrai molto?
- Non me lo hai mai detto, ma da come mi hai sempre guardato non ho mai pensato il contrario...
- Ah...ti sei accorta di come ti guardo?
- Se mi fissi per 10 minuti cosa dovrei pensare? O hai avuto una paresi o che non scopi da una vita...
- Eddaje col sesso...
- Ah già scusa, non mi ricordavo che era amore...mi stai facendo perdere tempo lo sai?
- Scusa...
- Uhm...ma se mi accompagni con la macchina poi come ritorni?
- Prendo un taxi...eppoi preferisco passeggiare piuttosto che stare a casa a rigirarmi nel letto...
- Aspettami 5 minuti che ho finito...poi mi accompagni se vuoi...vabbeh ti accompagno io insomma...ma non pensare di venire a dormire da me eh...
- Se salgo su da te non lo faccio certo per dormire...
- Certo che sei tenace eh...ma qualche sigaretta per il dopo ce l'hai o dobbiamo fermarci a comprarle?...